Pornoriviste – Le funebri pompe (2012)

01 – Eh si
02 – Candelina
03 – Fumo negli occhi
04 – Non vedi com’è
05 – 1,2,3 Ciccio
06 – Automatico
07 – Arriverò
08 – Hey playboy
09 – Tu sai come si fa
10 – La peggio cosa
11 – Più blu
12 – Mi dia del lei
13 – Io sono così

Ci siamo cresciuti, coi Pornoriviste.
Alla nostra generazione è andata così: fino a terza media tutti concordi nel Liga+883+gruppi pop stranieri. Poi il grande scisma tra technofolli e punkettoni. E noi che abbiamo preso la seconda strada non avremmo potuto non imbatterci nei Pornoriviste. Il punk-rock all’italiana è un passaggio obbligatorio dell’adolescenza. Poi, ahimè, si vira verso altri lidi: chi torna al pop, chi va all’indie, chi si riscopre technofolle, chi tutte quante insieme.
Però le canzoni ti restano nel cuore. Così, complice il concerto a pochi chilometri da casa mia, è stato per me inevitabile, a 24 anni suonati, riscoprire i Pornoriviste. Cercando qua e là, poi, scoprire un disco del 2012 non poteva che incuriosirmi. Detto, fatto: ho ascoltato e riascoltato questo “Le funebri pompe”.
La sorpresa è che funziona.
Funziona tutto alla perfezione.
Le registrazioni sono molto curate, a differenza dei pezzi coi quali appunto eravamo cresciuti. Si potrebbe pensare a una perdita di genuinità, ma così non è. C’è la stessa grinta di allora, gli stessi versi nonsense, la solita incazzatura che dilaga tra le varie tracce. Ci sono alti e bassi nel disco, almeno a parer mio, ma è un album che vale la pena avere.
Scommetto, pur senza aver letto niente in giro, che c’è chi dà loro dei “venduti”. Questo perchè molte delle canzoni presentano ritornelli super-orecchiabili che si presterebbero anche a questa lettura. Beh, sbagliato. Anche molti pezzi vecchi erano potenzialmente “pop” e a distogliere il pensiero da questo era soltanto una produzione non all’altezza. Sì, è vero, queste canzoni starebbero tutte molto bene su MTV, ma la cosa non deve trarre in inganno sulla loro qualità.
Il “singolone” da Radio è “Fumo negli occhi”, con quel ritornello incalzante. Ma ci sono anche richiami alle origini (“Mi dia del lei”) e alcuni autentici capolavori (vado pazzo per “Arriverò”, “Candelina”, “La peggio cosa”).
Coraggioso fare pubblicamente il nome di Matteo Salvini in “La peggio cosa”: un modo di ergersi al di sopra di chi fa molta critica socio-politica, ma badando bene di nascondersi dietro un dito onde evitare querele.
Consigliato a chi come me è cresciuto coi Pornoriviste: se vi viene da storcere il naso dicendo “ma sono cambiati”, prima pensate a quanto siete cambiati voi: forse è proprio quella la chiave di lettura.
Consigliato anche a chi i Pornoriviste non li conosce: non è mai troppo tardi per avere un’adolescenza felice, o almeno qualche sorso di adolescenza.
Ah, se vi capitano dal vivo, non perdeteveli: è il 2012 e ormai siamo adulti. Ma chi se ne frega, davvero, chi se ne frega.

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